Benzina, è guerra al massacro: ci faranno pagare l’ira di Dio | La nuova ‘accisa’ sul gas
Brutte notizie per gli automobilisti, che si trovano a fare i conti con un nuovo aumento del costo del carburante: ecco quali sono le cause di questo ennesimo rincaro che andrà a pesare in maniera considerevole sui risparmi degli italiani.
Da tempo gli esperti avevano assicurato che era solo questione di tempo prima che arrivasse un altro (l’ennesimo) rincaro sul costo della benzina. E nelle giornate di oggi (in particolare da lunedì 3 giugno 2024) gli italiani e gli europei hanno potuto purtroppo sperimentare che non si trattava di semplice allarmismo e che purtroppo il costo della benzina ha subito un rialzo davvero forte.
Era da febbraio 2022, quando la Russia aveva cominciato l’invasione dell’Ucraina, che ai distributori non si assistiva ad un rialzo del genere. La situazione del costo del carburante, sebbene non si fosse mai davvero calmata e i prezzi fossero rimasti generalmente più alti rispetto alla media, sembrava aver conosciuto almeno una parziale stabilizzazione.
Ora, il prezzo del gas è tornato a salire e il suo effetto si vede tutto sul costo del carburante. Ma a che cosa è stato dovuto questo rialzo così repentino?
Torna a salire il prezzo del gas
Il rialzo è stato importante, dato che è stato pari al 13%. Ora, il gas costa 38 euro per megawattora, il livello più alto raggiunto negli ultimi sei mesi. Il motivo scatenante di questo rialzo è stata un’interruzione non pianificata nel massiccio impianto di trattamento del gas di Nyhamna, che si trova in Norvegia.
Da tempo la Norvegia ricopre un ruolo chiave nel rifornire l’Europa, anche perché la maggior parte delle consegne di gasdotti russi sono state interrotte dopo che la Russia ha iniziato l’invasione dell’Ucraina.
Cosa succederà dopo la crisi del gas in Norvegia
L’allarme in Europa resta alto. Le spedizioni di gas norvegese verso il nostro continente hanno infatti conosciuto una diminuzione pari a 14 milioni di metri cubi al giorno, una cifra importante che potrebbe mettere in crisi ancora una volta l’Europa, che già aveva sofferto in seguito alla decisione di non utilizzare più il gasp proveniente dalla Russia.
Questo è ancora più valido se consideriamo il fatto che la Norvegia è attualmente il principale fornitore di gas naturale all’Europa. Soltanto lo scorso anno, il 30% delle forniture arrivava infatti da questo paese.