Carlo Abarth, nella tana dello scorpione | L’uomo che si inventò le sportive del Lingotto
L’appassionante e avventurosa vita di Carlo Abarth, padre della mitica Fiat Abarth, amante delle corse e della forma a scorpione.
Carlo Abarth è stato uno dei più grandi innovatori nel mondo dell’automobilismo, capace di trasformare le normali vetture in macchine da corsa vincenti e di creare un marchio che ancora oggi è sinonimo di prestazioni e stile.
La sua passione per le auto nacque da bambino, quando rimase affascinato dai bolidi che sfrecciavano sul circuito di Montichiari, vicino a Brescia, dove si trasferì con la famiglia dalla nativa Vienna. A 16 anni si costruì la sua prima moto, una Puch modificata, e iniziò a gareggiare con successo in diverse competizioni. Nel 1934 fondò la sua prima società, la Abarth & C., che produceva accessori e ricambi per moto e auto.
Dopo la seconda guerra mondiale, Carlo Abarth si trasferì a Torino, dove entrò in contatto con l’industria automobilistica italiana. Nel 1949 stipulò un accordo con Piero Dusio, proprietario della Cisitalia, per rilevare il reparto corse della casa torinese e fondare la Abarth & C. S.p.A.
Il primo modello realizzato fu la Cisitalia-Abarth 204 A, che vinse il campionato italiano di Formula 2 nel 1950 con Tazio Nuvolari alla guida. Da allora, la Abarth si specializzò nella produzione di auto sportive derivate da modelli di serie, soprattutto della Fiat, ma anche di altri marchi come Lancia, Alfa Romeo, Porsche e Simca. Tra le sue creazioni più famose ci sono le Fiat 500 e 600 Abarth, le Fiat 124 e 131 Abarth Rally, le Lancia Fulvia e Stratos HF e le Porsche 356 e 911 Carrera.
Lungimiranza e audacia
Carlo Abarth era un genio della meccanica e del marketing, capace di inventare soluzioni tecniche innovative e di promuovere il suo marchio con azioni spettacolari.
Per esempio, nel 1956 stabilì un record di velocità su una Fiat 500 Abarth equipaggiata con un motore da moto; nel 1965 sfidò in duello il campione del mondo di boxe Rocky Marciano su una Simca 1300 Abarth; nel 1971 fece costruire una gigantesca scultura a forma di scorpione (il simbolo della Abarth) davanti alla sede della società a Corso Marche.
Una mente visionaria
La sua filosofia era quella di offrire al pubblico delle auto che potessero essere usate sia per il divertimento che per la competizione, seguendo il motto “Le piccole pesti” (The small but wicked). Voleva trasformare le vetture di serie in macchine da competizione, dotandole di motori potenti, carrozzerie leggere e aerodinamiche, e un distintivo logo con lo scorpione. Nel corso della sua storia, infatti, la Abarth ha prodotto e partecipato a numerose gare automobilistiche, vincendo molti titoli e trofei.
La carriera di Carlo Abarth si concluse nel 1971, quando vendette la sua azienda alla Fiat. La sua eredità è ancora viva nel mondo dell’automobilismo, dove il nome Abarth è sinonimo di passione, coraggio e creatività.