Si inizia con il processo contro Tesla e il suo proprietario, Elon Musk. Le accuse sono davvero gravissime e la casa automobilistica rischia grosso.
Negli scorsi mesi abbiamo sentito molto parlare di Tesla, ma questa volta non associata a uno dei suoi nuovi modelli in uscita, bensì a veri e propri casi di omicidio stradale. La casa automobilistica adesso che il processo è iniziato, dovrà cercare di difendersi meglio che può, altrimenti per lei sarà la fine della buona reputazione creata negli anni.
La Tesla si è sempre distinta per i suoi modelli di auto di ultimissima generazione, full optional e immensamente tecnologiche, al punto che, Elon Musk, CEO Tesla, pochi anni fa aveva annunciato con gran clamore l’ingresso nel mercato della prima auto Tesla con guida autonoma, la Tesla Model 3.
Il grande annuncio fu un successo già assicurato dalle prevendite del modello in questione; l’Autopilot era la tecnologia che in molti attendevano con l’acquolina in bocca, poiché prometteva di avere un’esperienza di guida completamente diversa dal solito. In breve, l’auto avrebbe guidato da sola!
O almeno questo è ciò che Elon Musk continuava a promettere riguardo al suo innovativo sistema di Autopilot. Le cose però non sono andate proprio così, o non per tutti, e adesso Tesla è costretta a difendersi in tribunale da alcune accuse che potrebbero gettare un’ombra nera sul marchio. Ma come si difenderà?
I processi in realtà sono due e riguardano proprio gli eventi accaduti a Micah Lee e Stephen Banner, due vittime della strada, morti a bordo della loro Tesla Model 3 mentre, apparentemente, a guidare era l’Autopilot di Musk. Secondo l’accusa, la Tesla deve rispondere di due omicidi stradali, accusa aggravata dal fatto che il sistema di guida autonoma era stato inizialmente prospettato e venduto come un sistema sicuro e privo di rischi, fuorviando quindi i consumatori.
I due incidenti, infatti, secondo quanto testimoniato dai sopravvissuti, sarebbero avvenuti proprio mentre il sistema di Autopilot era attivo: il sistema si sarebbe quindi bloccato, portando l’auto a sbandare e a schiantarsi. Nel caso di Lee, l’auto si è andata a schiantare contro un albero per poi prendere fuoco; nel caso di Banner, invece, l’auto avrebbe perso il controllo ed è finita sotto un camion. Ma come risponde Tesla a queste accuse?
La casa automobilistica risponde alle accuse contro il suo sistema di controllo di guida sostenendo che, nei casi specifici, i sistemi di Autopilot non fossero in effetti attivi; per di più, Tesla ha accusato la vittima Lee di essere ubriaco al momento dello schianto. La difesa quindi starebbe convincendo la giuria e il giudice che l’Autopilot non era in funzione in entrambi gli incidenti e che anche se fosse stato attivo, è un sistema che deve sempre essere sorvegliato dall’uomo.
Insomma, la questione è davvero spinosa. Ricordiamo infatti che il processo a Tesla potrebbe far perdere alla casa automobilistica svariati miliardi di dollari, se solo consideriamo che il brevetto per l’Autopilot ha un costo su ciascun dispositivo di 15 milioni di dollari.