Con lo sviluppo della tecnologia ci si è resi conto che l’autonomia è sempre meno importante se le auto elettriche possono ricaricarsi velocemente
Le auto elettriche stanno rappresentando una grande sfida di innovazione per le case automobilistiche di tutto il mondo. La rivoluzione verde iniziata con Tesla ormai nel lontanissimo 2003 sembra procedere oggi a un ritmo incessante.
Il mercato globale dell’automobile ha cambiato radicalmente le sue sembianze e molti nuovi competitor si sono affacciati sulla scena per ritagliarsi la propria fetta di torta su un business molto promettente.
Tutti infatti sanno che il futuro di questa confusa e a volte contraddittoria transizione ecologica che stiamo vivendo è elettrico, e le opportunità di sviluppare prodotti migliori sono oggi alla portata di tutti quelli che si lanciano in questa sfida.
Prova ne è infatti l’aggressione ai colossi storici europei da parte di aziende cinesi nate da una precedente esperienza nel settore elettrico ma con nessun background in ambito automotive. Nessuna di queste saprebbe oggi costruire un V6 o un motore turbocompresso, ma questo non interessa, perché ciò che si vende oggi sono i motori elettrici e le loro batterie. E qui tocchiamo uno dei punti di debolezza di questo business ecologico, o presunto tale, dato l’alto consumo di materie prime preziose: la durata delle batterie e la lentezza della ricarica. Si tratta di uno dei temi che stanno più a cuore oggi agli automobilisti.
Vuoi perché vorrebbero con il tempo mitigare sempre di più le differenze riguardo autonomia e velocità di ricarica con le auto a combustione. Vuoi perché una volta che il numero di colonnine in giro sembra aver imboccato la giusta strada, comunque quell’ansia da ricarica rimane. E come farla sparire? Con ricariche sempre più rapide. Ma davvero offrono tutta questa rapidità che promettono? Tutti vorrebbero impiegare decisamente meno a ricaricare il proprio veicolo elettrico, ma in realtà sono da prendere in considerazione alcune barriere fisiche e tecnologiche che giocano e giocheranno a lungo a nostro sfavore.
Per la guida quotidiana, la ricarica da casa è ancora il modo migliore per mettersi in auto al mattino e andare al lavoro con il “serbatoio pieno”, ma per i viaggi più lunghi o per gli automobilisti che non hanno accesso alla ricarica a casa, la velocità di ricarica dell’auto è un fattore determinante. Fermarsi per due o tre ore presso una stazione di ricarica pubblica non è certo il massimo della comodità, ma al momento sembra non ci sia molto da fare, dato che il livello di velocità di ricarica ultra rapida è ancora appannaggio di pochi veicoli e si fatica a trovare servizi di ricarica pubblica dotati della tecnologia ultra rapida.
E allora la maggior parte dei veicoli è costretto a ricaricare presso colonnine (non ultra rapide) a 220-240 volt che funzionano in corrente alternata. Peccato che le batterie invece utilizzano elettricità a corrente continua. Così, per convertire la corrente alternata della rete in corrente continua che la batteria può accettare, le macchine sono dotate di un cosiddetto “caricatore di bordo“, un sistema che permette questa trasformazione. Ogni caricabatterie di bordo però ha una determinata velocità, misurata in kilowatt e proprio questa velocità è il principale fattore limitante della velocità di ricarica quando si tratta di ricarica domestica o pubblica di livello 2. Il caricabatterie di bordo standard per i nuovi veicoli elettrici è 11 kW, ciò significa che ancora ci si impiega 6-9 ore. Con la ultra rapida invece si bypassa il problema perché la ricarica avviene direttamente in corrente continua, passando dal 20% all’80% in circa 45 minuti.