Grazie alla ricerca sugli e-fuel e sulle nuove possibilità aperte dall’utilizzo di questi carburanti, un nuovo motore è stato sviluppato. La promessa di una nuova mobilità è più vicina
Il 2035 decreteà la fine dei motori termici? A quanto pare non sembrerebbe proprio. E per una molteplicità di ragioni. In primis, ricordiamoci che già alcuni costruttori in Europa hanno ottenuto delle deroghe per continuare indisturbati a produrli.
Certo, solo a condizione che cambino un po’ le regole del gioco. E cioè che si vada gradualmente a sostituire la benzina e il diesel con carburanti sintetici a basso impatto ambientale.
I cosiddetti e-fuel (electronic fuel) rappresentano infatti una grandissima opportunità per allungare ancora la vita del motore termico, permettendo ai costruttori di giocare ancora qualche ultimo asso nella manica che non si pensava di avere.
I motori termici del futuro – e non parliamo degli Euro 7 che con molta probabilità faranno un gran buco nell’acqua – saranno propulsori a elevatissima efficienza, alimentati da combistibili che non avranno nulla a che vedere con il petrolio.
Come benzina e diesel, avranno anche loro una base carbonica, ma la loro identità sarà del tutto differente, in quanto non saranno estratti dal sottosuolo, ma prodotti attraverso complessi processi di sintesi a partire da alcune materie prime di cui c’è – o ci sarà – molta abbondanza in futuro. Parliamo ad esempio dell’anidride carbonica, che certo già non manca nella nostra atmosfera, o dell’azoto, anch’esso presente al 70% nell’aria che respiriamo.
Un ingrediente che si dimostrerà fondamentale in questo mix di componenti chimici è l’idrogeno. Questo elemento sarà probabilmente la chiave nella produzione degli e-fuel, ma rispetto al carbonio e all’azoto che sarà sufficiente catturare in atmosfera, bisognerà produrlo ex novo per consentire il legame con altri elementi chimici già a nostra disposizione e la conseguente sintesi di combustibili come il metanolo, il metano, l’ammoniaca e altri composti in grado di nascere per magia da questo sodalizio chimico.
Per produrre idrogeno però servirà molta energia elettrica (per questo si chiamano electronic fuel), motivo per cui si spera che in un futuro vicino l’abbondanza di fonti rinnovabili consenta una grande produzione su scala globale per soddisfare la domanda di carburanti alternativi alla benzina e al diesel. Dovremmo però affrettarci con questo idrogeno, perché nel frattempo si stanno mettendo a punto nuovi motori molto promettenti.
LiquidPiston, ad esempio, un’innovativa start-up il cui fatturato è cresciuto del 156% rispetto al 2022, sta completamente rivoluzionando il motore termico del futuro (quello che andrà a e-fuel), grazie alle ricerche dei suoi fondatori, Alexander e Nikolay Shknolnik, che hanno creato il motore XTS-210, in grado di offrire una potenza decuplicata rispetto a un suo omologo attuale a benzina e consumi ridotti del 30%. Il propulsore, chiamato X-Engine, è compatibile con vari carburanti, incluso l’idrogeno, grazie a un ciclo brevettato ad alta efficienza. Questo motore ha il potenziale per applicazioni su auto, droni, aeromobili senza pilota e generatori mobili.